Esperienza, tecnica e determinazione: il pilota spagnolo si prepara ad affrontare il deserto marocchino.
Il suo è tra i nomi più brillanti del panorama offroad spagnolo e internazionale. Originario di Ibiza e con un background da ingegnere industriale, Toni Vingut Riggall ha costruito una carriera tra motocross, quadcross e rally-raid, partecipando a numerose edizioni della Dakar. A novembre 2025 sarà al via del FenekRally, probabilmente (ma non è ancora certo) al volante di un SSV Yamaha YXZ1000R, deciso a mettersi alla prova in un contesto tecnico, estremo e affascinante come il deserto marocchino. Lo abbiamo incontrato per conoscere da vicino la sua storia, le sue sfide e il significato che ha per lui questa nuova avventura.

Toni, quando è nata la tua passione per il mondo dei motori e dell’offroad?
Fin da bambino, quando ho provato la libertà di pedalare senza rotelle. Quell’istante di equilibrio e velocità è stato il primo assaggio di un’emozione unica. Crescendo vicino a un circuito di motocross, sono stato catturato dall’adrenalina delle gare e dall’abilità tecnica richiesta. Dopo anni dedicati al quadcross, disciplina che mi ha forgiato fisicamente e mentalmente, ho gareggiato con moto d’acqua, partecipato a Bajas e Rally Cross-Country. Oggi, il passaggio all’SSV è una nuova sfida, in un contesto dove tecnica e strategia si evolvono continuamente.
Toni Vingut Riggall ©Ingine Creators
Tra moto, quad e SSV, quale mezzo ti rappresenta di più?
Il quad e nello specifico il quadcross: è lì che ho costruito la base della mia guida offroad. Equilibrio dinamico, gestione della trazione, controllo del corpo. Ogni curva è una sfida tattica: devi dosare aggressività, leggere gli avversari, scegliere il momento giusto per attaccare. Il Cross-Country, invece, richiede lucidità e decisioni immediate su terreni sconosciuti. Con l’SSV, sto imparando a fondere queste competenze su un mezzo più complesso ma dalle grandi potenzialità tecniche.
Quali sono le principali differenze nella preparazione fisica e mentale tra moto, quad e SSV?
Dal punto di vista fisico, guidare moto e quad è molto più faticoso di un SSV. Il quad, con trazione posteriore e sospensioni limitate, trasmette ogni irregolarità e tende a sbalzarti sui dossi; la moto ha più trazione, soprattutto in salita, ma richiede più impegno quando sei stanco. Il quad va meglio su sabbia morbida e pietre mobili, mentre la moto è più efficace su terreni irregolari. L’SSV, grazie alla trazione integrale, è stabile sulle dune ma ha poca visibilità e una guida meno istintiva: si controlla con gas e freno, non col corpo. Le curve sono più difficili da leggere e si perde facilmente la percezione della direzione delle ruote. Negli urti, in moto e quad il corpo ammortizza, mentre nell’SSV si subisce tutto: se atterri male, lo senti sulla schiena. Le differenze sono davvero tante, si potrebbe parlarne per ore! E anche la preparazione mentale cambia: in base al veicolo, devi imparare a fidarti di lui (o di lei), leggerne le reazioni, gestire navigazione e tutto il resto con estrema precisione.
Come cambia la strategia di gara quando si corre in coppia, rispetto a quando si gareggia da soli?
Da solo sei totalmente concentrato su guida e navigazione. In coppia, la sinergia con il copilota è tutto. È lui che legge il roadbook con precisione, permettendoti di spingere al massimo senza perdere la rotta. Quando la comunicazione funziona, puoi aumentare il ritmo con sicurezza. Il confronto e il dialogo continuo fanno la differenza.
Cosa ti ha motivato a partecipare al FenekRally 2025?
Il FenekRally è un banco di prova ideale: tecnico, impegnativo e ambientato in un deserto che richiede controllo, adattabilità e lettura del terreno. Anche Jordi Esteve, pilota Dakar di camion, mi ha incoraggiato a prendervi parte per confrontarmi con un alto livello competitivo. In più, condivido questa esperienza con Eduardo Iglesias, copilota con cui ho grande sintonia. Con i colori del team Visit Saint Antoni – Ibiza, sarà sicuramente un’avventura indimenticabile!
Dopo tanti anni, cosa ti emoziona ancora in pista?
La velocità, la sfida con l’ignoto, la possibilità di superare i miei limiti. Ogni gara è un viaggio interiore, dove polvere, caldo e fatica diventano parte del gioco. Ma la vera magia è la sensazione di libertà assoluta e la scoperta di paesaggi straordinari.
Hai qualche rituale o portafortuna prima di iniziare una tappa?
Niente portafortuna. Punto tutto sulla preparazione: controllo tecnico del mezzo, stretching, focus mentale. Al via, qualche parola motivante col mio compagno di gara, poi respiro profondamente e mi concentro. È la disciplina il mio vero rituale.
Buona fortuna e…gas in fondo!